Le donne con disabilità hanno il 40% in più di possibilità di violenza da parte del partner rispetto alle donne senza disabilità.
Le donne con disabilità possono sperimentare forme di abuso uniche che sono difficili da riconoscere, rendendo ancora più difficile ottenere il tipo di aiuto di cui hanno bisogno. Tale abuso può includere:
- Rimuovere o distruggere i dispositivi di mobilità di una persona (ad es. sedie a rotelle, scooter, deambulatori).
- Negare l’accesso e/o assumere farmaci prescritti da qualcuno.
- Costringere qualcuno a prendere farmaci contro la sua volontà.
- Costringere qualcuno a sdraiarsi in indumenti intimi sporchi.
- Impedire l’accesso al cibo.
- Toccare in modo inappropriato una persona mentre si assiste a fare il bagno e/o vestirsi.
- Negare l’accesso alle risorse relative alla disabilità nella comunità e/o agli appuntamenti sanitari.
Tipi di abuso
L’abuso non è sempre facile da identificare, ma può aiutare a conoscere i diversi tipi di abuso:
- Abuso fisico (p. es., percosse, schiaffi e/o restrizioni).
- Abuso sessuale (p. es., costringere qualcuno a compiere atti sessuali).
- Abuso verbale (p. es., insulti, imprecazioni).
- Abuso emotivo (p. es., isolare qualcuno da amici e familiari, umiliare o ignorare una persona).
- Sfruttamento finanziario (ad esempio, prendere e/o controllare il denaro di una persona).
Dove si verificano gli abusi e da parte di chi?
Gli abusi possono verificarsi ovunque, ma più spesso quando una donna ha un accesso limitato all’aiuto o ai testimoni. Gli abusatori possono essere:
- Badante.
- Membri della famiglia.
- Fornitori di aiuto per gli spostamenti.
- Partner intimi.
- Assistenti di cura personale e altri fornitori di supporto per disabilità.
Ottenere aiuto
Ottenere aiuto e denunciare l’aggressore non è facile. Le donne con disabilità spesso non denunciano il loro molestatore perché:
- I segni di abuso potrebbero non essere evidenti agli altri.
- Possono sentirsi imbarazzate, colpevoli o vergognarsi.
- Possono temere di perdere la casa o l’indipendenza, soprattutto se l’aggressore è il caregiver e/o il partner intimo.
- Potrebbero non sapere dove ottenere aiuto, o potrebbe non essere facile ottenere aiuto.
- Le barriere di comunicazione possono ostacolare, specialmente per le donne sorde.
- I fornitori di servizi spesso hanno una conoscenza limitata dei bisogni e degli abusi della disabilità.
- L’aggressore può essere ben noto e rispettato.
Cosa fare?
Se vieni maltrattata o conosci qualche donna maltrattata , è importante sapere che l’aiuto c’è . Ma potrebbe essere necessario essere aperti a un approccio di squadra per aiutarti a entrare in contatto con le organizzazioni locali che affrontano sia la disabilità che l’abuso.
Cosa puoi fare per aiutare te stessa?
- Se possibile, tieni sempre un telefono a portata di mano e quali numeri chiamare per chiedere aiuto.
- Non aver paura di chiamare la polizia.
- Prepara una borsa (comprende denaro, un mazzo di chiavi in più, copie di documenti importanti, vestiti e medicinali) e lasciala in un luogo sicuro o con qualcuno di cui ti fidi. Non dimenticare di considerare dispositivi e/o ausili relativi a disabilità critiche.
- Fai conoscere la tua situazione ad amici e vicini fidati e sviluppa un piano e un segnale visivo per quando hai bisogno di aiuto.
- Insegna ai tuoi figli come ottenere aiuto. Istruiscili a non farsi coinvolgere nella violenza tra te e il tuo partner. Pianifica una parola in codice o un segno per segnalare loro che dovrebbero chiedere aiuto o lasciare la casa.
- Esercitati a uscire in sicurezza. Esercitati con i tuoi figli.
Congedo per le donne vittime di violenza
A partire dal 25 giugno 2015, con il Decreto legislativo 80/2015, è stata introdotta una particolare tipologia di congedo riservato alle donne vittime della violenza di genere. La norma riconosce alle lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato, inserite in percorsi di protezione certificati dai servizi sociali, dai Centri antiviolenza o dalle Case rifugio, il diritto di assentarsi dal lavoro per un periodo Oltre alle lavoratrici dipendenti e con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, la facoltà di usufruire di tale congedo è stata estesa anche alle lavoratrici autonome e alle collaboratrici domestiche.
Congedo donne vittime di violenza, come funziona e a chi rivolgersi
Il congedo è fruibile in modalità giornaliera o oraria nelle sole giornate nelle quali è previsto lo svolgimento dell’attività lavorativa. In caso di fruizione oraria l’astensione dal lavoro è consentita per un numero di ore pari alla metà dell’orario medio giornaliero immediatamente precedente all’inizio del periodo di congedo.
Durante la sospensione, le lavoratrici dipendenti hanno diritto a percepire un’indennità pari al 100% delle voci fisse e continuative della retribuzione. Il periodo è coperto da contribuzione figurativa ed è computato ai fini dell’anzianità di servizio a tutti gli effetti, compresa la maturazione delle ferie, della tredicesima mensilità e del trattamento di fine rapporto.
Come presentare la domanda
Per fruire del congedo è possibile rivolgersi a UNICIV che fornisce assistenza per presentare apposita domanda telematica all’INPS consegnando poi in busta chiusa alla sede territorialmente competente, la certificazione relativa all’inserimento nel percorso di protezione rilasciata dai servizi sociali del Comune di appartenenza, dai centri antiviolenza o dalle Case Rifugio. Sulla busta vanno indicati il protocollo della domanda e la dicitura “Domanda Congedo straordinario art. 24 del d.lgs. 80/2015”.
La lavoratrice dipendente è tenuta inoltre ad avvisare, salvo casi di oggettiva impossibilità, il datore di lavoro con almeno sette giorni di preavviso, consegnandogli la certificazione relativa al percorso di protezione ed indicando l’inizio e la fine del periodo di astensione.
Le lavoratrici dipendenti vittime di violenza di genere hanno, inoltre, diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, ove disponibile in organico. Il rapporto di lavoro a tempo parziale dovrà poi essere nuovamente trasformato, a richiesta della lavoratrice, in rapporto di lavoro a tempo pieno.
Reddito di libertà, che cos’è.
E’ anche stato instituito il “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza“ volto a favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà.
Si tratta di un contributo fino a 400 euro mensili riconosciuto dall’Inps in un’unica soluzione per massimo dodici mesi, entro il limite delle risorse assegnate a ciascuna Regione o Provincia autonoma.
Il suddetto Fondo è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito come il Reddito di cittadinanza o altri sussidi economici anche di altra natura (ad esempio, Rem, NASpI, Cassa integrazione guadagni, ANF, ecc.).
Gli importi del reddito di libertà sono inoltre esenti dall’IRPEF, dal momento che sono erogati da un ente pubblico a titolo assistenziale.
Reddito di libertà, a chi spetta
Il Reddito di libertà è destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, il contributo è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per l’autonomia abitativa e personale, nonché il percorso scolastico e formativo di eventuali figli e figlie minori.
Reddito di libertà, i requisiti
Possono beneficiare del reddito di libertà:
- le donne residenti nel territorio italiano che siano cittadine italiane o comunitarie;
- le cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Alle cittadine italiane sono equiparate le straniere aventi lo status di rifugiate politiche o lo status di protezione sussidiaria.
Reddito di libertà, come fare domanda
La domanda viene presentata dalle donne interessate rivolgendosi a rappresentante legale UNICIV o a un delegato che utilizzerà il modello allegato alla circolare.
L’inserimento della domanda è compito dell’operatore comunale. Lo stesso dovrà accedere al servizio online di presentazione della domanda, inserendo nella barra di ricerca del sito Inps i termini “Prestazioni sociali dei comuni” e selezionando “Prestazioni sociali: trasmissione domande, istruzioni e software”.
Dovranno essere compilati tutti i campi presenti nella procedura, compresi i riferimenti a:
- attestazione della condizione di bisogno ordinario o attestazione della condizione di bisogno straordinario e urgente, rilasciata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale;
- dichiarazione che attesta il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso dalla donna, rilasciata dal legale rappresentante del centro antiviolenza.
L’accredito delle somme avverrà tramite conto corrente dotato di IBAN intestato alla richiedente, quale conto corrente, libretto di risparmio, carta prepagata.
Ulteriori requisiti di accesso e modalità di compilazione e presentazione della domanda sono descritti in dettaglio nella circolare 166/2021, con le funzionalità della procedura e le relative istruzioni operative per gli operatori.
Si informa inoltre che sono stati sbloccati i fondi per le domande del Reddito di libertà che erano rimaste in sospeso. Lo ha reso noto l’Inps fornendo le istruzioni per il recupero delle risorse del sussidio economico in favore delle donne vittime di violenza che si trovano anche in condizione di povertà (senza figli o con figli minori), seguite da centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali.
Le domande che verranno considerate sono quelle che non sono state accolte per mancanza di fondi al momento della richiesta, che sono ancora valide e che ora saranno liquidate secondo l’ordine cronologico di acquisizione.
Lo ha reso noto l’Inps nel messaggio n. 2453 del 16 giugno 2022, fornendo le precisazioni in merito alla procedura informatica che consentirà di liquidare la prestazione in favore delle donne vittime di violenza e in condizione di povertà, finanziata direttamente dalle Regioni/Province autonome con stanziamenti propri. L’Inps fornisce le istruzioni contabili per l’erogazione degli importi, tenendo conto che gli eventuali riaccrediti, per pagamenti non andati a buon fine, saranno trattati a cura delle sedi territoriali sulla base del flusso telematico di rendicontazione di Banca d’Italia.
Fonti:
Giornale americano di medicina preventiva . VOLUME 41, EDIZIONE 5, 494-497.
Mona, LR e Gardos, PS (2000). Partner sessuali disabili. In LT Szuchman & F. Muscarella (a cura di), Prospettive psicologiche sulla sessualità umana (pp. 309-354). New York: John Wiley & Sons, Inc.
Nosek, MA, Clubb Foley, C., Hughes, RB e Howland, CA (2001). Vulnerabilità per abusi tra donne con disabilità. Sessualità e disabilità, 19 , 177-189. doi: 10.1023/A:1013152530758.
Nosek, MA & Howland, C. (1997). Abusi sessuali e persone con disabilità. In ML Sipski e CJ Alexander (a cura di), Funzione sessuale nelle persone con disabilità e malattie croniche (pp. 577-594). Gaithersburg, MD: Aspen Publishers.
INPS