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    • Giusi Pintori
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    Pressione alta: quando da diritto all’invalidità.

    Età, predisposizione genetica, ma anche fumo, eccessivo consumo di alcol, dieta ricca in sale o in calorie, sedentarietà, stress emotivo, tutti comportamenti tipici del nostro tempo che espongono al rischio di ipertensione, la cosiddetta pressione alta.

    “Se si riscontrano occasionalmente valori di pressione sanguigna più alti di quelli normali non bisogna spaventarsi: infatti, i danni provocati dall’ipertensione si sviluppano nel corso del tempo. Per cui bisogna agire subito senza trascurare il problema”.

    “La prima cosa più importante da fare è monitorare i valori pressori in diverse occasioni. Se la pressione è particolarmente alta, ad esempio, supera i 200 mmHg di massima o i 120 mmHg di minima in più misurazioni ravvicinate, si consiglia di consultare rapidamente il proprio medico di famiglia”, come suggerisce l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.

    In materia d‘invalidità civile ci sono alcuni diritti di cui le persone che soffrono di ipertensione possono usufruire.

    Quando ipertensione arteriosa influisce nella sfera lavorativa producendo un netto calo della capacità di svolgere un’attività lavorativa? Nel caso di

    • ipertensione arteriosa (pressione alta) non complicata viene attribuita la percentuale del 10%;
    • ipertensione arteriosa (pressione alta( non controllata e non complicata viene attribuita una percentuale compresa dal’11 e sino al 20%;
    • ipertensione arteriosa (pressione alta) in cui è presente un iniziale impegno cardiocircolatorio viene attribuita una percentuale compresa dal 21 e sino al 30%;
    • cardiopatia ipertensiva alto fattore di rischio cardiovascolare con impegno cardiaco classificato medio viene attribuita una percentuale che va dal 31 e sino al 50%;
    • cardiopatia ipertensiva (alto fattore di rischio cardiovascolare) con impegno cardiaco classificato medio – severo viene attribuita una percentuale compresa dal 51 e sino al 70%;
    • cardiopatia ipertensiva (alto fattore di rischio cardiovascolare) con impegno cardiaco classificato severo viene attribuita una percentuale che oscilla dal 71 e sino all’80%;
    • cardiopatia ipertensiva (alto fattore di rischio cardiovascolare) scompensato viene attribuita una percentuale compresa dall’81 e sino al 100%.
    • in presenza di arteriopatie ostruttive croniche viene attribuita una percentuale compresa dal 5 e sino al 100%;
    • aneurisma dell’aorta viene attribuita una percentuale compresa dal 21 e sino all’80%.
    • In presenza di una patologia scaturita dalla cardiopatia ipertensiva, come può essere la conseguenza di una patologia psichica o sensoriale, una forma minorazione fisica e così via. In sostanza, innanzi a una situazione di handicap grave si può richiedere il riconoscimento della Legge 104.

    In base alla gravità dell’handicap vengono di conseguenza riconosciuti i permessi, congedi e agevolazioni fiscali.

    Nel caso in cui la ipertensione arteriosa produca un’inabilità lavorativa minima di un terzo, in questo caso è possibile richiedere il riconoscimento dell’assegno ordinario d’invalidità. In pratica, l’assegno dopo un ciclo di 3 anni viene convertito in pensione di vecchiaia. Il passaggio avviene in forma automatica.

    Per saperne come fare per usufruire dei diritti legati all’ipertensione rivolgersi a Uniciv.

    Fonte: marionegri.it

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