Scuole chiuse, vacanze, sole, mare, montagna, giochi, condivisione per i bambini e ragazzi. Ma non è così per molti. Per le famiglie con minori fragili l’estate può divenire una dannazione.
Le criticità che devono affrontare nell’iscrizione ai centri estivi sono elevate.
Il servizio di sostegno dovrebbe essere garantito dai centri estivi e invece molteplici i disagi che si riscontrano:
– assenza di educatori specializzati;
– richieste economiche elevate;
– esclusione dei minori per motivi di sicurezza.
Veri e propri casi di discriminazione ai fini alla legge 67 del 1 marzo 2006, la quale dice che “si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga. Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone”. Si ha discriminazione dei minori quando si nega loro la possibilità e preclusione a vivere appieno la vita.
Riportiamo il caso di una famiglia con un bambino, Diego, di 9 anni, che vive a Gorgonzola, in provincia di Milano a cui hanno chiesto 4mila euro al mese per l’assistenza specialistica al centro estivo. Diego ha una paralisi cerebrale infantile . I genitori di Diego lavorano e hanno bisogno del centro estivo. Considerate le difficoltà incontrate negli anni precedenti per l’iscrizione, si rivolgono all’assistente sociale a febbraio di quest’anno per organizzarsi in anticipo. A fine aprile, dopo numerose sollecitazioni ricevono la notizia che il Comune forniva solo 4 settimane di assistenza personale su 13 settimane, e che potevano essere usufruite con un vincolo obbligatorio solo entro il 31 luglio, lasciando scoperti i costi per agosto e la prima metà di settembre”.
Il Comune ha messo a disposizione un voucher di 1.500 euro, rimborso pubblico che arriverà non prima di novembre, ma il costo di un educatore specializzato per assistere in un rapporto di 1 a 1Diego è di circa 20 euro all’ora, che, conti alla mano, significa circa 4mila euro al mese, insostenibile dalla famiglia.
Diego frequenta anche il centro diurno Don Gnocchi che ha dimostrato disponibilità a venire incontro alle sue esigenze. Il centro si è offerto di tenere Diego oltre le 16.15 di chiusura standard per permettere alla famiglia di andare a prenderlo alle 16.30 dopo il lavoro.
La famiglia paga 1.800 euro per mandarlo al Centro estivo del Comune di Gorgonzola dal 25 luglio fino al 12 agosto, l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre andrà al Don Gnocchi.
Dal 1 agosto al 12 agosto la famiglia paga una cooperativa per ricevere l’assistenza.
La madre ha preso due settimane di ferie a luglio e altre due settimane ad agosto per sopperire all’impossibilità di far frequentare il centro estivo comunale a suo figlio come fanno tutti gli altri suoi coetanei. Non andare in ufficio per stare vicino alle esigenze di Diego aumenta lo stato di agitazione e di ansia che già si vive in tutto l’anno.
La situazione di Diego non è isolata, né rara. Da nord a sud il problema esiste ed ha un impatto sostanziale nella vita delle persone con disabilità.
Uniciv, Unione invalidi civili, chiede alle istituzioni un impegno concreto volto a garantire che i bambini e i ragazzi con disabilità siano messi in condizioni di essere assistiti sempre, 365 giorni l’anno. Che siano trattati con dignità e rispetto e abbiano l’opportunità di partecipare alla vita sociale con i loro coetanei in modo completo ed equo, accedendo a servizi di qualità adeguati ai loro bisogni”, dice Giusi Pintori, project manager di Uniciv, Unione invalidi civili.
“Ai bambini e i ragazzi con disabilità dobbiamo dare i migliori servizi perchè sia loro garantita l’inclusione. Prendersi cura di loro per migliorare la loro vita e quella delle loro famiglie deve essere una priorità assoluta e invece ogni anno, si registra scarsa attenzione e i casi virtuosi sono affidati alla buona volontà dei singoli.
Il riconoscimento dei diritti deve essere attivata a livello globale La disabilità si conferma ancora un tema nazionale caldissimo che attraversa i confini di età, etnia, razza, status socioeconomico e religione”, conclude la Pintori.