Quando scoppiò la guerra, milioni di ucraini dovettero prendere la decisione di cambiare la loro vita di fuggire dal loro paese, e molti speravano di tornare il prima possibile. Ma per alcuni rifugiati disabili, questo spostamento ha offerto nuove opportunità e ora si trovano di fronte a un dilemma, lavorare molto e sodo per l’integrazione e l’inclusione nel paese che li ospita o tornare a casa?
Sono oltre 7 milioni e mezzo gli ucraini , le cui vite sono state sconvolte dalla guerra. Oltre 400 i bambini morti, almeno 700 quelli gravemente feriti. 3 milioni e ottocentomila su otto milioni totali rifugiati ucraini all’estero, sono bambini. In Italia sono ospiti 172 mila profughi, quasi 50 mila minori.
Un problema molto delicato riguarda, tra questi, la disabilità e le patologie invalidanti. Per molti bambini e giovani disabili in Ucraina, l’accesso all’istruzione è raro. Prima della guerra, meno del 3% era iscritto alla scuola ordinaria.
In Ucraina molti genitori di bambini con gravi patologie invalidanti devono lottare per impedire che i loro figli vivano in un istituto o in un “convitto psico-neurologico”.
In questo sistema esistono più di 50.000 bambini e giovani disabili, una rete di oltre 700 istituzioni. Sono vittime di un’era sovietica che incoraggiava i genitori a consegnare il proprio figlio disabile allo stato nella convinzione che i bambini ricevessero cure migliori in un istituto.
Un’indagine della BBC News ad agosto ha scoperto abusi pensanti a danno delle persone che hanno la loro dimora abituale in questi stabilimenti. Al team della BBC è stato chiesto di testimoniare alle Nazioni Unite. Successivamente, gli esperti delle Nazioni Unite, hanno chiesto al governo di continuare con urgenza il suo processo di deistituzionalizzazione, restituendo i bambini alle famiglie, aumentando il sostegno della comunità e chiudendo le strutture che maltrattano e trascurano alcuni dei più vulnerabili della società.
Prima che scoppiasse la guerra il Governo Ucraino stava lavorando a una riforma che cambiasse in maniera sostanziale il destino dei disabili. Poi, come è ovvio, tutto è saltato.
Ricordiamo che in Italia, lo stesso 𝐏𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐦𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐃𝐞𝐩𝐮𝐭𝐚𝐭𝐢, Ugo Cappellacci, ha profuso il suo impegno per il popolo ucraino, è stato infatti promotore, protagonista ed esecutore di diverse missioni in Ucraina che hanno consentito l’espatrio e quindi la messa in sicurezza, di diversi bambini.
Di fatto oggi, il popolo Ucraino, è diviso in tutta Europa, In questi giorni di festa numerosi coloro che si sono rivolti a Uniciv per ricongiungersi, con i familiari che si trovano in altre nazioni.
Lo straniero che possiede il permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o un permesso di soggiorno della durata di almeno 1 anno per lavoro subordinato o autonomo, per studio, asilo, protezione sussidiaria, motivi religiosi o familiari, può chiedere il ricongiungimento familiare con i parenti residenti all’estero.
Chi può richiedere il ricongiungimento familiare?
Lo straniero residente in Italia, titolare di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno in corso di validità, di durata non inferiore ad un anno, rilasciato per i seguenti motivi:
- lavoro subordinato;
- lavoro autonomo;
- asilo politico
- studio;
- motivi religiosi;
- motivi di famiglia.
Uniciv fornisce supporto per l’espletamento delle pratiche di ricongiungimento familiare.
Per contattare Uniciv scrivere:
una email a info@univic.it indicando nome e cognome, la città di residenza e il numero di telefono;
un messaggio alla Pagina Facebook di Uniciv – Unione invalidi civili indicando nome e cognome, la città di residenza e il numero di telefono.