La Commissione europea, con la direttiva 2000/78/CE, ha sancito un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, sottolineando il dovere di rimuovere gli ostacoli che si frappongono al regolare espletamento delle attività lavorative delle persone con disabilità.
“L’inclusione lavorativa è fondamentale per le persone con disabilità. Lavorare significa produrre reddito ma anche concorrere a produrre la propria dignità e a poter cogliere opportunità. Migliorarne l’autonomia attraverso il lavoro è agevolare e favorire stili di vita indipendente e tollerare con più facilità la malattia “, dichiara Giusi Pintori, project manager di Uniciv, Unione invalidi civili.
I dati.
Su 100 persone di 15-64 anni che, pur avendo limitazioni nelle funzioni motorie e/o sensoriali essenziali nella vita quotidiana oppure disturbi intellettivi o del comportamento, sono comunque abili al lavoro, solo 35,8 sono occupati.
Il tasso medio Ue di occupazione delle persone disabili è invece superiore al 50%, quasi 20 punti in più rapportati con l’Italia.
In Italia ci sono circa un milione di persone disabili disoccupate o in cerca del primo impiego, con probabilità assai scarse di trovare un posto in tempi ragionevoli, vista anche la pandemia.
Il sistema pubblico di collocamento non riesce a realizzare più di 20/30mila inserimenti l’anno. La realtà italiana è peggiore di quanto non dica questa differenza – aggiunge Seta – poiché è molto alta l’età media delle persone disabili occupate in Italia (59 anni).
I numeri sono ancora più drammatici per le donne che risultano fortemente svantaggiate rispetto agli uomini (quasi il 40% rispetto al 60%); se si osserva l’area geografica, lo squilibrio è ancora più grande: la Lombardia, da sola, occupa tante persone con disabilità quanto l’intera macroarea Sud- Isole.
Infine, se si prende in considerazione il livello di invalidità, la maggior parte di coloro che sono riusciti a trovare un impiego presenta livelli ridotti di invalidità.
“Le giovani donne del Sud con invalidità elevata non si iscrivono nemmeno nelle liste della legge 68/99”. E questo è un dato critico.
“Il collocamento mirato non sta funzionando nonostante sia stata prevista la banca dati per mettere in connessione i datori di lavoro pubblici e privati, il ministero del Lavoro, l’Anpal, l’Inps, l’Inail, le regioni e province con la segnalazione delle convenzioni, degli incentivi e le diverse comunicazioni obbligatorie”, prosegue la Pintori.
“Uniciv non perde occasione per ribadire, in tutti periodi dell’anno e non solo il 1° maggio, che il lavoro, così come l’accesso all’istruzione e alla formazione, sia un tema urgente e non trascurabile”, conclude Giusi Pintori.