La prevalenza dell’obesità e del sovrappeso sono in progressivo aumento in tutto il mondo.
La pandemia da Covid-19 ha determinato un incremento di almeno il 30% dei disturbi alimentari, tra cui l’obesità. Questi i dati salienti evidenziati dalla nona edizione del nuovo Rapporto sull’obesità in Italia. Nel contesto pandemico da Covid-19 l’obesità un fattore che aumenta il rischio di ospedalizzazione o anche di essere sottoposti a terapia intensiva, o in casi estremi di morte. La comunità medica e scientifica internazionale è ormai unanimemente concorde nel riconoscere l’obesità come una vera malattia cronica oltre a rappresentare un rilevante fattore di rischio rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili.
Lo stigma sociale basato sul peso conduce ad azioni rivolte contro i soggetti con obesità che possono determinare esclusione, emarginazione e iniquità.
Lo stigma sociale dell’obesità si traduce, sia per quanto riguarda il sesso maschile sia per quello femminile, in disparità di trattamento in ambito lavorativo, sanitario, e educazionale a causa di stereotipi negativi ma purtroppo diffusi. È stato infatti evidenziato come i soggetti con sovrappeso e obesità siano percepiti come pigri, non motivati, dotati di scarso auto-controllo, meno competenti, inadempienti e superficiali. Queste rappresentazioni forniscono una visione non realistica delle qualità individuali e sembrano contribuire a rinforzare lo stigma per l’obesità.
Un documento dell’Ufficio Regionale Europeo della World Health Organization riporta che le persone con obesità sperimentano lo stigma da parte di: insegnanti, datori di lavoro, operatori sanitari, familiari, amici, mass media.
Per evitare l’uso di un linguaggio inappropriato si suggerisce di utilizzare il cosiddetto “people-first language”, che riconosce prima la persona rispetto alla condizione da cui è affetta. Raccomandiamo quindi di utilizzare il termine “persone con obesità̀” e non “persone obese”. Tale linguaggio permette di eliminare lo stigma dell’obesità, non etichettando una persona con la condizione patologica da cui è affetta.
Inoltre, le persone con obesità posso avere notevoli difficoltà a svolgere adeguatamente in lavoro e a provvedere ai loro bisogni.
A tal proposito è stata pubblicata il 14 febbraio 2022 l’ordinanza della Cassazione n. 4684 che ha concluso che, ai fini del riconoscimento della pensione d’invalidità, l’obesità, in quanto malattia permanente deve essere considerata per stabilire se vi sia riduzione della capacità di lavoro e di guadagno.
Non sarebbe rilevante l’eventuale negligenza dell’interessato, in quanto l’obesità connessa ad un improprio regime dietetico assume comunque la connotazione dell’infermità invalidante (specialmente se concorra con altre malattie).
Osserva infine la pronuncia che, la possibilità di cure non fa venir meno il carattere della permanenza dell’infermità.
Fonti:
Rapporto sull’obesità in Italia. https://www.auxologico.it/sites/default/files/inline-files/Report%20Auxologico%20Obesit%C3%A0%202021.pdf
Weight bias and obesity stigma: considerations for the WHO European Region http://www.euro.who.int/en/health-topics/noncommunicable-diseases/obesity/publications/2017/weight-bias-and-obesity-stigma-considerations-for-the-who-european-region-2017
Rebecca M. Puhl, Chelsea A. Heuer The Stigma of Obesity: A Review and Update Obesity (2009) 17, 941–964. doi:10.1038/oby.2008.636