E’ sempre acceso in Italia il dibattito sulle pensioni. Complessivamente, il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche è di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. Considerando che il 32,1% dei pensionati riceve più di una prestazione, il reddito pensionistico complessivo – dato dalla somma degli importi delle singole prestazioni – è comunque inferiore a tale soglia per un terzo dei pensionati (32,8%).
Il 90,5% della spesa complessiva (283 miliardi) è destinata alle prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). In particolare, il 72,6% del totale è rivolto al pagamento delle pensioni di vecchiaia e anzianità, il 13,9% alle pensioni ai superstiti, il 4% a quelle di invalidità.
Il sistema dei trasferimenti pensionistici impegna ulteriori 25 miliardi (8,2% della spesa complessiva) per la copertura di 4,4 milioni di prestazioni assistenziali (invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra) finanziate dalla fiscalità generale.
Forti le lamentazioni dei cittadini, densa l’agenda delle istituzioni per far fronte alle necessità di questi così come ai conti dello Stato.
E’ importante chiarire che la sostenibilità delle pensioni dipende dalla sostenibilità delle finanze pubbliche e alla crescita economica. Detto in altre parole, la sostenibilità è condizionata dal debito pubblico e dal suo rapporto con la ricchezza annuale prodotta.
Oggi mercoledì 18 gennaio, alle ore 16, presso la Nuova Aula dei Gruppi parlamentari della Camera, si svolge la presentazione del decimo “Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano- Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2021”, a cura del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali.
Presenta il Rapporto Alberto Brambilla, Presidente del Centro studi, dopo un intervento introduttivo del Presidente della Camera Lorenzo Fontana.
Intervengono, tra gli altri, Ugo Cappellacci, Presidente della Commissione Affari sociali della Camera, Federico Freni, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, la senatrice Mariastella Gelmini, Walter Rizzetto, Presidente della Commissione Lavoro della Camera.
Conclude la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone.
Tenendo presente l’importanza fondamentale del debito, vediamo quali sono le evoluzioni che ha subito nel nostro paese per capire cosa veramente succede ed eventualmente ostacola il benessere dei cittadini:
- nel 2008 il debito era si 1.632 miliardi di euro cioè il 102% del Pil ( Prodotto interno lordo);
- a fine 2019, prima della pandemia, era pari a 2 mila 409,9 miliardi 134,7% del Pil.
- In soli 11 anni sono stati accumulati ben 777 miliardi di nuovo debito con un incremento del 47%;a fine 2020 la pandemia, il reddito di cittadinanza, il superbonus, la Quota 100, e le salvaguardie pensionistiche hanno portato il debito a 2 mila 573,5 miliardi (+163,6 miliardi), 157% del Pil.
- A fine 2021, pur a fronte di una crescita del Pil del 7,2% e un aumento dell’occupazione di 550 mila persone, il debito raggiunge i 2 mila 678,4 miliardi di euro con un incremento di circa 104,9 miliardi in 12 mesi, 150,8% del Pil.
- A fine 2022 siamo a 2 mila 775 (altri 96 miliardi) nonostante il governo Draghi entrato in carica nel febbraio 2021.
- Nel 2023 con un deficit del 4,5% ne accumuleremo altri 85, anche se il rapporto debito Pil, grazie alla svalutazione prodotta dall’inflazione e pagata da tutti i risparmiatori e pensionati, si ridurrà al 145% . Si ricorda che la media Ue 2022 è al 94%.
Per informazioni e supporto sul tema pensioni è possibile rivolgersi a info@uniciv.it
Fonti:
Istat
Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali